Palazzo Colonna

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Delineare la storia dell’architettura di Palazzo Colonna è un’operazione affascinante quanto complessa.
Il concetto preliminare, da cui non possiamo prescindere, è che non potrebbe esistere nessuna storia del Palazzo senza menzionare contestualmente alcuni esponenti della Famiglia Colonna che vi hanno risieduto dalle origini fino ad oggi (23 generazioni).
Altro aspetto particolarmente interessante che caratterizza il Palazzo è che l’edificazione delle sue varie ali si è protratta per 5 secoli (1300-1700) con un sovrapporsi di stili architettonici esterni ed interni, che rispecchiano le rispettive epoche di appartenenza.
La prima menzione dell’esistenza di due “Case Colonnensi” risale al Milletrecento: la cosiddetta Loggia dei Colonnesi, molto probabilmente appartenuta a Stefano “il Vecchio”, che ospitò nel 1341 il Petrarca in occasione della sua incoronazione in Campidoglio, ed il Palazzo grande, detto dell’Olmo, per via del grande albero che dominava la piazza antistante (attuale Piazza della Pilotta).
Grazie a due disegni fiamminghi della metà del Cinquecento, abbiamo testimonianze grafiche della configurazione di questa prima “dimora colonnese”, inserita tra le rovine del Tempio di Serapide (uno dei complessi pagani più grandi della città, costruito tra il 211 ed il 217 d.C. dall’imperatore Caracalla), utilizzate a mò di fortezza. Ai lati dell’antica struttura furono addossate due torri: una rivolta verso il Campo Marzio e l’altra che fu denominata “Torre Mesa” o Frontespizio di Nerone.
Nella zona sottostante il Palazzo dell’Olmo, Giordano Colonna, fratello di Oddone Colonna (futuro papa Papa Martino V), nel 1413 comprò un palazzo “con orto e due casette” che costituirà il nucleo del futuro Palazzo della Torre o del Vaso, portato a compimento nel 1482, nonché dell’attuale convento dei SS. Apostoli.incisione Vasi Palazzo Colonna

Un documento del 1508 riferisce di un altro palazzo colonnese, ubicato nelle vicinanze della chiesa dei SS. Apostoli, destinato a dimora degli illustri porporati del casato: al suo interno vi è documentata la presenza del cardinale Giovanni Colonna nel 1241, del cardinale Giacomo Colonna nel 1286, e vi risiedette anche Oddone Colonna, ancora cardinale, che, una volta assunto al soglio pontificio, nel 1420, vi fece ritorno e lo “fece racconciare”. Questo Palazzo fu saccheggiato da Eugenio IV nel 1431 e divenne, nel 1439, l’abitazione del cardinale titolare Bessarione. Fu per questa ragione che, più o meno in quegli stessi anni, il cardinal Prospero Colonna dovette far erigere una nuova residenza sulla Via della Pilotta, prospiciente il Palazzo dell’Olmo.
Il pontefice Martino V fece edificare, inoltre, un altro fabbricato, andato poi parzialmente distrutto, che si può collocare in corrispondenza delle attuali “Sala delle Feste” e “Salottino Rosa” dell’Appartamento P.ssa Isabelle. La parte del fabbricato superstite fu espropriata da papa Sisto IV Della Rovere, che ne fece dono nel 1471 al nipote, il cardinale Pietro Riario e, dopo la sua morte, a suo cugino Giuliano Della Rovere, cardinale con il titolo di S. Pietro in Vincoli. Attorno al 1484, il porporato ne ordinò la ristrutturazione e, contestualmente, commissionò all’architetto Giovannino de’ Dolci una loggia spartita con nove arcate aperte sull’ameno giardino interno, il viridarium pulcherrimum ammirato dall’Albertini nel 1510. La cosiddetta palazzina “Della Rovere” tornò di proprietà della famiglia Colonna nel 1508 grazie all’unione matrimoniale tra Marcantonio I Colonna e Lucrezia Gara Franciotti della Rovere, nipote del cardinale Giuliano, divenuto Papa Giulio II, che la concesse in dote quale regalo agli sposi.
La famiglia Colonna superò indenne una delle pagine più tristi della storia della città, vale a dire il cosiddetto “Sacco di Roma” del 6 maggio 1527, ordinato dall’imperatore Carlo V d’Asburgo ai danni del pontefice Clemente VII (al secolo Giulio de’ Medici). La posizione dei Colonna, filospagnola per tradizione, era rafforzata anche dalla vicinanza dell’allora gran Connestabile di famiglia, Ascanio Colonna (1498-1557), con Carlo V. Ascanio aveva infatti sposato nel 1521 Giovanna d’Aragona, nipote di Ferdinando d’Aragona ed era fin dal 1524 al servizio stesso dell’imperatore. Il Papa, come è noto, fu costretto a riparare a Castel Sant’Angelo, ma l’attacco dei lanzichenecchi provocò 20.000 vittime, oltre a danni incalcolabili al patrimonio artistico della città, mentre all’interno delle mura di Palazzo Colonna trovarono sicuro rifugio per i numerosi mesi dell’assedio i privilegiati ospiti della Famiglia. Nella seconda metà del 1500, il cardinal Ascanio Colonna (1560-1608) ereditò la ex “Palazzina della Rovere”. Il porporato fece tamponare le arcate della loggia ed inserì le finestre apponendo il proprio stemma al centro dell’architrave. La direzione degli interventi fu probabilmente affidata all’architetto Girolamo Rainaldi, come lascia presumere un pagamento a suo favore registrato nel 1610 per un conto finale relativo al suo operato nel “teatro” e nel “giardino” annesso. Nell’appartamento, il Cardinale ospitò anche la prestigiosa raccolta di settemila volumi, tra cui codici latini e greci, che aveva acquisito nel 1588 dal cardinale Guglielmo Sirleto di Guardavalle. Nel 1592, Ascanio Colonna rivestiva la carica di Probibliotecario della Biblioteca Vaticana. Nel corso del Seicento, la famiglia visse il periodo di maggiore fasto, e, seguendo le influenze del gusto dell’epoca, si gettarono le basi per la realizzazione di un progetto ambizioso: l’edificazione di un unico, maestoso complesso che inglobasse le architetture preesistenti. Il primo grande promotore fu il principe Filippo I Colonna (1578-1639), che fece realizzare l’ingresso monumentale del giardino sul Monte Cavallo (oggi Via XXIV Maggio) e si dedicò alla ristrutturazione ed all’abbellimento del Palazzo ai SS. Apostoli, assoldando al suo servizio, dal 1628, l’architetto Paolo Marucelli. Nel 1625 Papa Urbano VIII Barberini autorizzò Filippo I Colonna ad abbattere le rovine superstiti del mastodontico Tempio di Serapide ed i preziosi marmi vennero utilizzati in parte per la costruzione della futura Galleria Colonna ed in parte secondo i desideri del pontefice (tra cui la scalinata in marmo bianco che porta alla Chiesa dell’Ara Coeli). Alla morte di Filippo I, nel 1639, per suo espresso volere, la primogenitura ed i feudi ad essa annessi passarono in eredità al suo secondogenito, Girolamo I, creato cardinale nel 1628. Il porporato fu un sensibile ed illuminato mecenate ed è considerato, a pieno titolo, il vero e proprio fondatore della Raccolta Colonna, da lui radunata secondo i criteri del moderno “collezionismo”. A partire dal 1649, intraprese una vasta opera di ristrutturazione del Palazzo: si fece costruire per sé un nuovo appartamento lungo il lato sud della basilica dei SS. Apostoli, ma, soprattutto, nel 1650, commissionò l’edificazione di una maestosa e sontuosa galleria all’architetto Antonio del Grande per custodire la cospicua raccolta di quadreria e di statuaria classica. La costruzione e la decorazione dell’imponente ambiente proseguirono, alla morte nel porporato nel 1664, con il suo erede, il principe Lorenzo Onofrio Colonna. Noto per la raffinatezza del suo mecenatismo, egli promosse inoltre la decorazione parietale dell’odierno Appartamento Principessa Isabelle, incaricando Crescenzio Onofri, Gaspard Dughet, Pieter Mulier (detto Cavalier Tempesta).Galleria Colonna
Gli interventi ornamentali della Galleria proseguirono con il suo primogenito Filippo II, che ne affidò la direzione all’architetto Girolamo Fontana fino alla sua inaugurazione nel 1703. Fabrizio Colonna, figlio di Filippo II, fece trasformare il prospetto del Palazzo verso la piazza dei SS. Apostoli ai primi del 700 da Niccolò Michetti, che tra il 1731  il 1733 costruì un avancorpo denominato “Coffee House”. E’ di questi anni il completamento decorativo dell’attuale “Sala dell’Apoteosi di Martino V” con opere di Pompeo Batoni e Pietro Bianchi.
Proficui interventi proseguirono anche per il volere del fratello minore di Fabrizio, Girolamo II (1708-1763), che ordinò la risistemazione della facciata dell’edificio principale e la costruzione, sul lato orientale (prospiciente l’attuale Via della Pilotta) della Galleria Nuova – detta anche Galleria Rustica - che fu realizzata nel 1750 dall’architetto Paolo Posi e destinata a biblioteca. Dalla fine del 1700 la struttura del fabbricato è rimasta pressoché inalterata fino ai nostri giorni, ad eccezione della realizzazione del maestoso scalone di ingresso al Palazzo da via XXIV Maggio, eseguito nel 1880 su progetto dell’Architetto G.A. Gui, del rinnovato prospetto, nella prima metà del ‘900, sull’allora Via Nazionale (attuale Via IV Novembre), ad opera dell’Arch. Clemente Busiri Vici, e della risistemazione del cortile di ingresso del Palazzo nel 1968, mediante la collocazione della colonna antica in marmo caristio al suo centro, inserita tra decorazioni arboree, secondo il disegno dell’Arch. Tommaso Buzzi.
Per completezza, va segnalato che negli ultimi 30 anni si sono susseguiti costanti interventi di manutenzione conservativa in tutte le varie ali del Palazzo, che continua a vivere al passo con i tempi, ma offrendo nel contempo una autentica testimonianza dei suoi sette secoli di vita.

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